Non abbiamo forse bisogno di qualcosa di diverso da quanto viene proposto dai vari attori sociali, siano essi politici nazionali o le Nazioni Unite, su uno scacchiere ormai planetario?» queste le parole, nel lontano 1976, di un manager visionario italiano, da riscoprire: Aurelio Peccei. Nel suo libro The Human Quality, rispondeva a questa domanda suggerendo la necessità di «una vera e propria mutazione, un nuovo modo di vivere per l'uomo che vuole stare in armonia con la realtà che lui stesso, continuamente, manipola, trasforma e crea».

Qualche giovane studente di materie economiche, così come qualche imprenditore e manager dai capelli brizzolati, ricorderà Peccei per aver egli fondato, insieme ad altre personalità, il Club di Roma, di fatto il primo forum internazionale ad affrontare le problematiche dello sviluppo su scala globale. Molto scalpore suscitò nel 1972 The Limits to Growth, il primo visionario rapporto del Club di Roma. Indicando al mondo che l’umanità avrebbe dovuto prendere coscienza al più presto del fatto che viviamo su un pianeta dai limiti fisici ben precisi, quello studio pionieristico ebbe il merito di mettere in discussione quella che oggi, a distanza di mezzo secolo, chiamiamo l’economia lineare e i suoi impatti sul capitale naturale, evidenziando le connessioni tra salvaguardia dell’ambiente, utilizzo dell’energia, modello industriale e sviluppo demografico. (Per approfondire la figura ed il ruolo di Aurelio Peccei, vi consiglio la lettura del saggio di Eleonora Barbieri Masini dal titolo "L'eredità di Aurelio Peccei e l'importanza della sua visione anticipatrice", disponibile sul sito del Club di Roma).

Infatti, nel 2018, nel cinquantesimo anniversario dalla sua fondazione, il Club di Roma ha nuovamente riunito per tre giorni ricercatori di tutto il mondo sottolineando la necessità di abbandonare il modello economico lineare, basato su "estrai-consuma-getta", per passare a un modello circolare. «Come per i beni di consumo – afferma lo studio – anche il modo in cui gestiamo le risorse della Terra è molto inefficiente ed è responsabile di un’enorme produzione di rifiuti. Ciò determina il rapido aumento dei livelli di inquinamento, la scarsità delle risorse, la perdita di ecosistemi nonché del valore economico di ogni oggetto di cui ci si disfa. Governi e imprese devono lavorare di comune accordo per sviluppare strategie nell’uso delle risorse: i modelli circolari di business devono sostituire quelli lineari, secondo una nuova logica di impresa».

Sulla spinta di un dibattito diventato ormai centrale nella vita quotidiana di ogni impresa, è proprio la transizione energetica ad accompagnare oggi le strategie e la crescita della nuova MAIRE, che già dal 2018 – con la nascita di NextChem – aveva iniziato il suo percorso evolutivo con l’obiettivo di posizionarsi come global technology leader. In uno scenario dove le aziende ricoprono un ruolo chiave nel realizzare in concreto i cambiamenti necessari (pensiamo, ad esempio, alla messa a terra dei fondi del PNRR), nel 2023 il nostro Gruppo si presenta come un agente di sviluppo integrale e con una struttura completamente trasformata. Capitalizzando su quanto fatto finora, MAIRE ha lanciato "Unbox the Future", per annunciare al mercato il proprio piano decennale di crescita e la riorganizzazione in due divisioni, puntando da una parte sulle nuove tecnologie e dall’altra sulla storica capacità di realizzare grandi infrastrutture energetiche. Il Capital Markets Day è stata l’occasione per raccontare MAIRE con una nuova identità, un percorso di rebranding necessario ad accompagnare il nostro nuovo posizionamento, seguendo il nostro purpose di impegno per un futuro «in cui l’umanità, l’industria e il pianeta possano prosperare insieme».

Riprendendo le parole di Fabrizio Di Amato, «Stiamo entrando in una seconda vita del nostro Gruppo ed è un nuovo inizio per noi e per me. Abbiamo costruito un player leader nell'ingegneria, mettendo insieme competenze e tecnologia con più di 100 anni di storia». Emergono la grande energia del fondatore e il suo forte senso di responsabilità anche sociale degli imprenditori.

In un mercato che richiede un nuovo approccio integrato, occorre dimostrare la capacità di saper guidare un ecosistema più allargato, di saper coinvolgere ogni giorno una gamma più ampia di stakeholder per accelerare il percorso verso la decarbonizzazione. «MAIRE – ha detto il nostro CEO Alessandro Bernini – dovrà essere capace di navigare negli ecosistemi dei nostri target di riferimento, supportandoli nel loro processo decisionale. E comprendendo le loro differenze in base all'area geografica, all'agenda normativa, alle risorse disponibili o all'attenzione tecnologica». Nella nuova organizzazione, la componente legata al patrimonio di soluzioni tecnologiche confluisce in Sustainable Technology Solutions (STS), mentre le grandi competenze esecutive nella divisione Integrated Engineering & Construction Solutions (IE&CS). In parallelo, occorre accelerare l’implementazione della nostra strategia di sostenibilità, che deve penetrare in ogni aspetto dell’azienda. La sostenibilità sociale continua a mettere al centro di un percorso inclusivo e meritocratico le persone, ma anche le comunità in cui operiamo, secondo il Manifesto del Global Compact sulla dimensione sociale che abbiamo di recente sottoscritto. Nel campo ambientale, MAIRE ha come bussola il MET ZERO 2030, ovvero l’impegno che l’azienda si è data per raggiungere la neutralità carbonica, attraverso un grande lavoro di ripensamento dei propri processi produttivi e organizzativi. Lavoriamo con costante impegno anche sui temi della trasparenza, della accountability e della efficacia dei processi di governance, su cui peraltro si stanno definendo parametri più stringenti da parte delle autorità regolamentari e degli organi di controllo.

Il cambiamento, oltre che strategico e organizzativo, comprende anche gli aspetti del linguaggio e della narrazione. Ciascuna delle nostre persone sa che MAIRE si trova in una fase di cambiamento e il proprio contributo è indispensabile a realizzarlo. Per questo in fondo era nata questa rivista nel 2017, in occasione del decennale della quotazione del gruppo in borsa. Eravamo e siamo tuttora convinti che la rivista è un modo per aumentare la condivisione di tutta la "famiglia" dei nostri professionisti verso il comune obiettivo del cambiamento. Abbiamo vissuto in prima persona quali risultati si possono raggiungere mettendo insieme le energie di tutti. Abbiamo anche capito che una rivista aziendale può fare cultura, contribuendo al dibattito sulla nuova economia e la nuova società, le sue opportunità e i suoi rischi, aprendosi alle riflessioni più originali che di volta in volta intercettiamo dall’esterno.

EVOLVE quindi evolve (!), anche nella linea grafica, e questo numero speciale è dedicato al nostro cambiamento. Da oggi, inoltre, la rivista è in coedizione con la Fondazione MAIRE, perché sia l’azienda che la fondazione credono nella necessità di formare un nuovo tipo di "ingegnere umanista", con cui aiuteremo le nuove generazioni ad integrare la competenza tecnico-scientifica con la dimensione sociale, ambientale e culturale. Questa integrazione è un linguaggio che sappiamo già parlare. È un riconnettere un DNA nascosto, rendendolo più limpido e comprensibile: è quella "qualità umana" di cui parlava Peccei. E ci rappresenta tutti.

Quanto più lungo è un percorso professionale e aziendale, tanto più numerose sono le parole chiave che ne scandiscono il suo cammino nel tempo. Termini frequenti, che ci si abitua a utilizzare e ascoltare perché entrano a far parte del lessico e del pensiero aziendale. Nella lunga storia di MAIRE, troviamo alcuni concetti ricorrenti che continuano a tratteggiare il profilo distintivo e manageriale di questa società: la visione imprenditoriale, la capacità di integrare intuizioni e competenze, l'importanza di acquisizioni strategiche (come non ricordare quelle di Fiat Engineering e di Tecnimont), la tutela del patrimonio industriale e ingegneristico italiano, la stabilità finanziaria e le performance in termini di fatturato, marginalità e risultati. Servono però ancora due parole: tenacia e coraggio.

Ora il quadro è completo per contestualizzare la rivoluzione "Unbox the Future" annunciata del Chairman e Founder Fabrizio Di Amato in occasione del Capital Markets Day 2023 di MAIRE, che si è svolto lo scorso 2 marzo, con la presentazione del piano strategico decennale, 2023-2032: «Sono davvero entusiasta oggi, perché stiamo entrando in una seconda vita del nostro Gruppo ed è un nuovo inizio per noi e per me – ha dichiarato il presidente Di Amato – Abbiamo costruito un player leader nell'ingegneria, mettendo insieme competenze e tecnologia con più di 100 anni di storia. Ora siamo attori chiave nella transizione energetica. E siamo pronti ad accelerare. Vogliamo utilizzare tutta la nostra esperienza per rispondere alle crescenti richieste del mercato con un nuovo approccio. Oggi iniziamo un nuovo viaggio».

Ecco che alla soglia dei 40 anni di un'attività imprenditoriale in costante evoluzione, Fabrizio Di Amato presenta la seconda vita della società che fondò a 18 anni, quando guidava un team di 20 dipendenti che si è trasformato oggi in un gruppo di 50 società presenti in 45 paesi: «Continuiamo a evolvere il nostro DNA, come gruppo. Siamo sempre più technology driven e vogliamo restituire valore alla nostra società. Ci aspettiamo grandi risultati per le nostre persone, i nostri azionisti e stakeholder». In questa nuova dimensione di MAIRE, le leve per realizzare gli obiettivi del piano passano attraverso le opportunità rappresentate dalla transizione energetica. L'ambizioso piano annunciato da Di Amato è quello di raddoppiare i numeri di MAIRE in 10 anni, sia per ciò che riguarda le persone occupate e sia portando i ricavi verso quota 7 miliardi da qui al 2033. In che modo? «Ci impegniamo ad aumentare significativamente la nostra redditività e sostenibilità – ha spiegato il Founder – Il nostro viaggio futuro sarà supportato da acquisizioni e crescita interna. Personalmente come imprenditore sento una grande responsabilità: quella di sostenere la trasformazione di cui il nostro pianeta ha bisogno in termini di ambiente e sviluppo. Per fare questo abbiamo incorporato la sostenibilità nella nostra attività. L'obiettivo è conseguirla in linea con i tre parametri: sociale, ambientale ed economica».