Siamo dentro a una transizione, la transizione energetica verso un’economia sostenibile.
Il passaggio graduale (ma non lento) da un’economia basata esclusivamente sulle fonti fossili a una basata sulla minimizzazione e neutralizzazione delle emissioni di carbonio, responsabili dei cambiamenti climatici che minano la salute del pianeta Terra e dei suoi abitanti.
Una transizione che gli esperti dicono abbia come orizzonte temporale dai dieci ai trent’anni, velocità che potrà variare in base a tanti fattori di scala mondiale, di ordine politico, sociale, tecnologico. Una transizione che vede come protagonisti le giovani menti che si affacciano al mondo della ricerca scientifica e tecnologica; ed è proprio a loro che guarda con interesse l’industria green.
Ne è un esempio la nostra Summer School promossa da NextChem - azienda del gruppo focalizzata sulla Green Chemistry ed Energy Transition – e AIDIC-Associazione Italiana di Ingegneria Chimica, che ha coinvolto 45 dottorandi provenienti da diverse università italiane e straniere dal 22 al 26 luglio in Toscana, a Sarteano.
Il tema di questa seconda edizione della Summer School è stato “Making business with Green Chemistry and Sustainable Energy”
Abbiamo conversato sull’argomento con il Professore Gabriele Centi, coordinatore scientifico della Summer School, che ha una visione globale del fenomeno: “Oggi l’80% delle decisioni di nuovi investimenti – con orizzonte ventennale – si concentrano su tecnologie più sostenibili. La Cina l’anno scorso ha dichiarato di non avere più il carbone tra le sue priorità; i Paesi Arabi stanno investendo moltissimo nel solare; l’Asia si sta muovendo molto velocemente in ricerca e innovazione. Per contro, gli Stati Uniti sono in un ritardo “storico” e l’America del Sud ha ancora moltissimi problemi e altre priorità.” E l’Europa? “L’Europa spinge: la nuova presidenza punta all’indipendenza dal fossile entro il 2035 e i Paesi scandinavi sono all’avanguardia nell’attuazione di politiche green.”
Segnali positivi, dunque, per un’Europa alla guida di questa stagione di rivoluzione green? “Non del tutto. Si continua a discutere del problema dell’innalzamento della temperatura e degli effetti climatici, per comprendere meglio il fenomeno, acquisire conoscenza, ma oggi non è più tempo di continuare soltanto a studiare il problema: bisogna iniziare urgentemente ad implementare tecnologie che il problema lo risolvano. Oggi non è l’economia che determina il cambiamento; oggi quello che serve sono le tecnologie. Se si vuole accelerare la transizione bisogna investire.”
L’Italia? ”L’Italia va avanti timidamente, quando invece dovrebbe avere tutto l’interesse a sviluppare e a utilizzare una risorsa di cui è tra i pochi Paesi a disporre copiosamente: il sole, la luce. Le rinnovabili sono accessibili ad investitori più piccoli; sono investimenti più vicini al territorio, che richiedono non soltanto di superare la sindrome NIMBY  ma addirittura consentono a una comunità di poter autodeterminare la scelta di dotarsi dell’infrastruttura.”
Un grande cambiamento culturale che rende il consumatore anche produttore; da consumer a prosumer, per dirla con il dizionario economico contemporaneo. Sembra una prospettiva allettante per un Paese come il nostro, che è fatto di migliaia di piccoli Comuni e di un territorio molto eterogeneo. Ma allora, perché questo processo stenta a decollare? “Oggi non è più una questione di inventiva personale: oggi bisogna fare sistema e noi italiani non ci riusciamo. Le opportunità per il nostro Paese sono enormi - ogni posto di lavoro nel settore dell’energia “grigia” equivale a 1,5 / 1,7 posti di lavoro nel settore dell’energia green - ma vanno esaminate e percorse in un quadro di politica industriale, per decidere dove investire.” Forse servirebbe un laboratorio, un luogo in cui poter sperimentare un modello in modo fisico, concreto e su quello far convergere l’attenzione e il coinvolgimento di tutte le parti in causa, la ricerca, l’industria, le istituzioni e gli organismi di controllo, e la società civile.
“In questa fase di transizione l’industria deve dimostrarsi flessibile, resiliente: chi non anticipa la transizione, perde il mercato – sostiene il Prof. Centi. Osservare gli sviluppi nella ricerca tecnologica per poi acquisirli non è più sufficiente, per l’industria europea. L’Europa, per mantenere una posizione chiave deve investire di più in ricerca, indirizzando le risorse in modo accorto, creando massa critica, stimolando i giovani”.
I giovani, appunto, la “Generazione G”, dove G sta per “Green”. “I giovani vedono un ruolo attivo, per loro, nel futuro, nella transizione energetica, nel percorso verso un’economia sostenibile” ha commentato Centi. Giovani consapevoli delle sfide che si pongono per il pianeta e per la collettività e consapevoli del ruolo attivo che devono assumere per contribuire ad operare quel cambiamento - negli stili di vita, nelle abitudini di consumo, nei comportamenti, nella ricerca e nell’economia - che può consentire di invertire la tendenza e riallineare il mondo nei binari di uno sviluppo sostenibile.
Per chi sceglie un percorso professionale in campo scientifico o tecnologico, questa presa di coscienza è ancora più necessaria e sentita. I giovani partecipanti all’iniziativa di Sarteano sembrano confermare questa considerazione: la motivazione alla base della loro scelta - una scelta professionale, ma anche di vita - è legata al contributo che essi sentono di poter portare alla costruzione di un futuro sostenibile.

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Gabriele Centi è professore ordinario di Chimica Industriale presso l'Università di Messina, in Italia, e Presidente dell'Istituto europeo di ricerca sulla catalisi (ERIC). Gli interessi di ricerca riguardano la catalisi eterogenea applicata, lo sviluppo di processi sostenibili chimici e per l'energia, l'economia circolare e la protezione dell'ambiente.
È stato coordinatore della rete europea di eccellenza IDECAT, ed è attualmente presidente dell'associazione internazionale delle società di catalisis (IACS) e vicepresidente del Consorzio Interuniversitario sulla scienza e tecnologia dei materiali (INSTM). È stato coordinatore o responsabile di unità in oltre venticinque progetti europei, oltre a vari progetti nazionali ed industriali. Di recente ha vinto e coordinato un progetto ERC Synergy sulla catalisi con plasma non termico. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è coinvolto in varie attività editoriali, tra cui la presidenza del comitato editoriale di ChemSusChem ed è condirettore della rivista Journal of Energy Chemistry. È stato presidente di numerose conferenze internazionali, tra cui Europacat 2017 a Firenze e la 16a Conferenza Internazionale sulla zeoliti a Sorrento, 2010.

La Summer School di Sarteano è realizzata con il patrocino del Comune di Sarteano, la collaborazione di KT Kinetics Technology, Università Campus Biomedico, ITM-Consiglio Nazionale delle Ricerche, ERIC-European Research Institute of Catalysis, e nell’ambito dei tre progetti europei di ricerca DEMETO Project, Mewlife Project e Pegasus Project. Il coordinamento scientifico dell’iniziativa ha visto l’impegno di Gaetano Iaquaniello, Presidente di NextChem, Gabriele Centi, Professore dell’Università di Messina, Marcello De Falco, Professore del Campus Bio-Medico e Angelo Basile del Consiglio Nazionale delle Ricerche.