Reyhan Jamalova è una studentessa di prima superiore all’Istek Lyceum di Baku. All’età di quindici anni ha già ideato un apparecchio ingegnoso per generare corrente elettrica dalla pioggia. “Se si può ottenere energia dal vento – ha spiegato al settimanale Azer News – perché non dall’acqua che scende dal cielo?”. Insieme all’amica Zahra Gasimzade, e con l’aiuto del professore di fisica, Jamalova ha lavorato quattro mesi per elaborare i calcoli e disegnare un dispositivo capace di ottenere energia dalla caduta di acqua piovana. “L’abbiamo chiamato Rainergy e aiuterà a risolvere il problema della carenza di elettricità, specie nei Paesi più poveri dove piove molto”.

Ideato in origine per alcune regioni dell’Azerbaijan, il progetto è stato sostenuto dal governo locale che ha finanziato i costi iniziali di costruzione (circa 20mila dollari americani). Da quel momento Rainergy ha attirato l’attenzione di nuovi investitori, in particolare dall’India, anche perché rispetto ai pannelli solari e alle pale eoliche (che richiedono cospicui investimenti, manodopera e tecnici specializzati) quello della studentessa di Baku è un apparecchio relativamente semplice.

Questa piccola grande storia è diventata popolare per due motivi. Il primo è che Rainergy è stato presentato al summit globale dei nuovi imprenditori in India nel novembre di un anno fa. E poi perché grazie alla sua invenzione, la giovane Jamalova è stata annoverata tra i 30 principali innovatori asiatici sotto i 30 anni apparsi sulla rivista Forbes: prima donna dell’Azerbaijan nella storia a raggiungere un traguardo così prestigioso.


Non solo petrolio

L’energia declinata in molte forme sembrerebbe dunque al centro dei pensieri di molti abitanti di questo territorio (già… a partire dalla giovane età). D’altronde l’ex repubblica sovietica non solo rappresenta l’anello di congiunzione tra l’odierna Turchia, nell’Asia occidentale, e i paesi del Turkestan, nell’Asia Centrale, ma è un Paese storicamente ricco di petrolio, che estrae ed esporta in molte nazioni, Italia compresa.

Di Azerbaijan si parla spesso anche per la questione TAP, il gasdotto Trans-Adriatico (Trans-Adriatic Pipeline) che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia (in provincia di Lecce). L’opera – che consentirà l'afflusso di gas naturale proveniente dall'area del Mar Caspio (Azerbaijian) verso l’Europa – è stata considerata strategica dal presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella. 

La scorsa estate, in visita a Baku per consolidare i rapporti di cooperazione economica (il paese azero è il primo fornitore di petrolio e il secondo di gas per l’Italia), Mattarella aveva ribadito l’importanza di “utilizzare appieno il potenziale che si sviluppa lungo la direttrice Caspio-Mar Nero-Mediterraneo” rafforzando anche “nuove vie commerciali intercontinentali, che possano fungere da volano per una crescita condivisa e di lungo periodo”.


Nuovo impianto targato Maire Tecnimont

In occasione della stessa visita di stato, Mattarella (prima volta di un presidente italiano in Azerbaijan) ha inaugurato insieme al suo omologo Ilham Alyev un impianto di polipropilene realizzato da Maire Tecnimont a circa trenta chilometri a nord della capitale azera. “Venire qui con il Presidente Aliyev testimonia la concretezza del rapporto di collaborazione tra Italia e Azerbaijan. Devo fare i complimenti a Socar (proprietaria dell’impianto) e a Maire Tecnimont per il grande impegno di crescita e di lavoro che si esprime qui tra aziende azere e italiane”.

Ad accogliere i due presidenti, in occasione dell’apertura del mega hub di polipropilene all’interno del complesso petrolchimico di Sumgayit, i vertici del Gruppo Maire Tecnimont: il presidente Fabrizio Di Amato e l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero. “È un grandissimo onore che i presidenti Mattarella e Aliyev abbiano inaugurato il nostro impianto – ha dichiarato Fabrizio Di Amato – Questo progetto permette all’Azerbaijan di produrre polimeri tecnologici con grande attenzione all’impatto ambientale, diversificando l’economia azera e attraendo investimenti esteri in settori high-tech”. Il complesso, che contribuirà allo sviluppo in Azerbaijan dell’industria petrolchimica, darà un notevole impulso anche all’industria manifatturiera nazionale e alla crescita del tessuto economico interno nel suo insieme.


Una palestra di cooperazione industriale

Una performance di rilievo, quella di Maire Tecnimont, non solo dal punto di vista del know-how tecnologico dimostrato, ma anche in termini di velocità di esecuzione e sicurezza sul lavoro. “Il complesso – ha sottolineato il presidente del Gruppo – è stato completato in una tempistica fast track e con i massimi standard di sicurezza sul lavoro, arrivando a ben 17 milioni di ore lavorate senza incidenti in cantiere. È stata anche una straordinaria palestra di cooperazione industriale tra aziende azere e italiane”. Infatti, come spesso accade nel suo impegno all’estero, Maire Tecnimont ha ricoperto il ruolo di volano per l’intera filiera del settore, coinvolgendo più di 120 imprese italiane e circa 140 azere, con un picco di circa tremila persone impiegate, per la maggior parte azere.

Cifre che si riferiscono anche all’altro progetto che il Gruppo sta completando nello stesso distretto di Sumgayit: alla prima realizzazione, che vanta una capacità di produzione di polipropilene pari a 180mila tonnellate l’anno, seguirà a breve un impianto di polietilene ad alta densità, che ne produrrà 120mila. Sempre in Azerbaijan, grazie alla sua expertise technology-driven, Maire Tecnimont sta contribuendo anche all’ammodernamento della raffineria Heydar Aliyevdi Baku per SOCAR, che permetterà la produzione di combustibili in linea con gli standard ambientali internazionali. Il Gruppo, inoltre, è fortemente impegnato anche nella formazione universitaria: in cooperazione con la Baku Higher Oil School, ha implementato un Development Program per offrire agli studenti più meritevoli un percorso formativo all’interno di Maire Tecnimont, tramite gli uffici centrali di Baku e quelli di cantiere a Sumqayit.